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LUCIA AMMENDOLIA Poetessa

Ho sempre pensato alla poesia come a un diario della vita, pagine in cui sono trascritti e celati luoghi, emozioni, colori, sensazioni. Ne ho avuto la conferma trarroscorrendo una piacevole giornata in compagnia di una poetessa di origine calabrese dallo sguardo dolce e sincero che sprigiona anche sfumature di determinazione e speranza. Lucia Ammendolia mi ha condotta per mano nel suo viaggio introspettivo che ha macchiato di inchiostro le pagine della vita.

Classe 1974, Lucia Ammendolia nasce a Catanzaro, attraversa l’affascinante Roma e disfa i bagagli a Castelfranco Veneto nel 2010. Moglie, madre, poetessa, guida turistica, ricercatrice nel campo del turismo sostenibile e Consigliera della Federazione Nazionale di Europa Verde Verdi, è un fiume di parole in piena che non può essere arginato.

Poetessa

Buwan (Luna)

Ci incontreremo in un altro tempo

Quando le maree

Si porteranno dietro Le Lune

Ed il sole Spegnerà L’ultimo Ricciolo di fuoco

Solo Allora

In quel mondo Siderale

Ti porgerò le labbra

per darti Il calore

Che mancherà Al mondo

D’amore e d’altri tempi è la raccolta di poesie di Lucia Ammendolia, edita Panda Edizioni. Sentimenti ed emozioni racchiusi in un libro che diventa un luogo irrazionale e senza tempo.

L’amore è un tempo, un tempo che non ha fine; altri tempi che sono anche sentimento, il tempo che ci portiamo dietro come un fardello perchè non abbiamo mai tempo oppure perchè non sappiamo che fare del nostro tempo… e invece poi ci rendiamo conto che l’amore è in tutto quello che facciamo, e quindi l’amore è d’altri tempi perchè è in quello che ci circonda e in quello che facciamo.

Lucia Ammendolia

Lucia raccontaci di te.

Lucia è ancora una bambina, una bambina testarda, una bambina curiosa di tutto che ama esplorare quello che la circonda, una bambina che mantiene lo stupore.

Una curiosità che manifesti attraverso varie forme di arte, quali sono?

Scrivo poesie, testi e dipingo, sono tutte espressioni che uso sia per raccontare me stessa e le mie sensazioni sia per trasmettere agli altri delle sensazioni e dei sentimenti; devo dire che questo cura chi fa, chi si esprime in questo modo e chi ha dei feedback positivi da queste espressioni che sono forme artistiche.

Quale significato attribuisci alla poesia?

E’ l’affermazione di me stessa. Libertà. Ho iniziato a scrivere con uno pseudonimo Lucie Pigualle perchè avevo paura di raccontarmi, e se sono arrivata a firmarmi significa che ho raggiunto la consapevolezza, l’affermazione di me stessa. Nella vita facciamo tutti un lungo percorso per riuscire ad affermarci, ad accettarci e a volerci bene come siamo. Penso che dopo i 40 anni arrivi per tutti questo senso di riappacificazione con se stessi, di affermazione e di libertà.

Com’è nata la tua prima poesia?

E’ nata tanti anni fa, si chiamava La donna e un gatto, era un gatto vestito da un velo che non smetteva mai di sentire il rumore del treno. Si parte, si torna, si crede di andare, ma un gatto è un gatto e non vuole sapere dove stare.

Le tue poesie a cosa s’ispirano?

Le poesie a volte arrivano da sole, è come avere un’altra anima da cui fuoriesce questo fiume in piena che devo far scorrere e quindi scrivere perchè non riesco a bloccare la mano. Tante volte può essere un’immagine, una notizia o qualcosa che mi colpisce, dai quali nascono poi dei pensieri.

Professionalmente ti occupi soprattutto di turismo, pensi che possa avere influito anche questo sulla redazione delle tue poesie?

Sì. Da piccola, dopo avere visitato il museo di Reggio Calabria dove c’erano i bronzi,  ho pensato di diventare da grande una guida turistica, volevo andare in giro per il mondo, conoscere gente e far vedere le cose belle; anche il posto in cui sono nata parla di panorami, di leggende, di storie, di arte, e anche respirarle porta a vivere in maniera diversa le realtà, con un’altra sensibilità.

Cosa ti manca della tua Calabria?

Mi mancano i paesaggi, la terra, le pietre, le case, e i paesini, anche quelli abbandonati. Mi manca il mare, soprattutto.

Un odore in particolare che ti ricorda la Calabria?

L’odore del basilico, l’odore della cucina di mia nonna.

Che rapporto hai avuto con tua nonna?

Un rapporto molto bello. E’ stata una donna preziosa per la mia formazione, anche come persona, perchè mi ha sempre capita; era molto socievole, scherzosa, ironica, e ridevamo tanto insieme, diceva “la vita va presa come viene, con leggerezza”.

Tua nonna ti ha anche insegnato a cucinare piatti tipici calabresi, qual è il tuo piatto calabrese preferito?

Le polpette di melanzane. Io sono una purista della cucina, mi piacciono le cose semplici e queste polpette sono l’apoteosi della semplicità, e anche del gusto.

Attualmente ti occupi anche di politica, quali sono i tuoi progetti futuri?

Ne ho tanti nel cassetto e sono tutti in working progress; però, sto portando avanti uno studio sui “paesi albergo” del quale vorrei fare uscire fuori un libro sulla loro gestione e promozione.

Una sola parola che ti riassuma?

Sono stata, sono e sarò sempre un’anima ribelle.