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Ecc(h)e homo

Scrivi! E io obbedisco agli ordini, ma il testo che leggerete non è stato dettato dalla mia fantasia bensì creato dalla sapienza e dal cuore di Don Luciano Marchetti, pievano dell’Unità Pastorale di Borgo San Lorenzo. Le sue omelie sono fuori dal comune, arricchiscono ed elevano non solo il nostro bagaglio culturale ma soprattutto l’anima, che spesso si fa carico di tanta sofferenza da imperci di viveve serenamente il presente con noi stessi e gli altri. Vi consiglio di scalvalcare i primi ostacoli di scettiscismo, o qualsiasi altra difficoltà che ne renda difficile il proseguimento, poichè sono convinta che rimarrete contagiati dall’entusiasmo e dalla positività del messaggio. Spero che questa lettura possa essere di conforto a chi si trova in difficoltà, a chi non è pronto a chiedere aiuto o a coloro che non credono nel cambiamento. “Non sono le teorie né le parole a cambiare la vita in noi e attorno a noi, ma sono gli incontri con le persone, i legami veri, le relazioni autentiche…”. Provare per credere!

“Il Vangelo di oggi presenta il grande incontro-scontro tra Gesù e Pilato. Un incontro-scontro tra due giganti: uno in catene, Gesù di Nazareth, l’altro, libero e potente, Ponzio Pilato. Cosa è rimasto oggi, Domenica 21 Novembre 2021, di questo incontro-scontro? Oggi noi ricordiamo Ponzio Pilato, il potente di allora, perché ricordiamo Gesù di Nazareth, lo sconfitto, di allora. Di più. E’ stato Ponzio Pilato a far scrivere sulla croce: “Gesù di Nazareth, Re dei Giudei”, in ebraico, in latino e in greco, per dirlo a tutto il mondo di allora.
Cristo Re è un titolo che va capito bene; va capito non guardando i re dei vari secoli della storia ma, a partire dal Vangelo, ed in particolare dalla Pasqua di Gesù, Cristo Re resta un titolo intrigante. Basti pensare al trono di questo re: la croce; basti pensare alla corona di questo re: di spine; basti pensare alla divisa regale di questo re: un grembiule col quale si mise a lavare i piedi ai suoi discepoli. Ma che tipo di re è stato Gesù? La sua regalità è consistita nel servizio, nel servire la vita e la libertà delle persone, nell’amore, ma nell’amore della Pasqua! Perché c’è amore e amore. E noi sappiamo quanto questa parola sia sciupata e abusata nel mondo d’oggi. Ora, forse, per far risplendere la bellezza di questa parola amore, vale la pena distinguere e dire che c’è un amore narcisista, c’è un amore maturo e c’è l’amore della Pasqua. L’amore narcisista è l’amore che sta stravincendo nei nostri giorni; sono i giorni della religione del vantaggio personale; questa è la religione che stravince nel mondo di oggi. Molta gente guarda soltanto a sé, al suo profitto, alla sua felicità. E se a me interessa un grammo della mia felicità, anche se porto a te un quintale di sofferenza, non mi interessa nulla. Mi interessa il grammo della mia felicità. Questa religione del vantaggio personale, della mia e soltanto mia felicità, oggi sta spopolando. Poi, c’è l’amore maturo, di chi riceve e di chi dona; di chi sa che nella vita occorre essere capaci di donare e di donarsi, e capaci di chiedere e di ricevere. Infine, c’è l’amore della Pasqua, quello che Gesù ci ha insegnato, che è l’amore per tutti ed è un amore senza aspettarsi niente, gratuito, incondizionato. Questo ci insegna la Pasqua di Gesù. Ed ecco il segreto per una vita felice. Ogni uomo, ogni donna per stare bene deve dare, deve donare, deve donarsi. Vogliamo stare bene, vogliamo essere in pace con noi stessi? Dobbiamo dare, dobbiamo donare, dobbiamo donarci. Ma perché un uomo, una donna per stare bene deve donare e donarsi? Perché siamo fatti ad immagine di Dio e “Dio è amore”. Scrive San Giovanni: “Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. E chi non ama, rimane nella morte”, cioè chi non ama entra dentro una malattia, svuota la sua vita. Quando non amiamo e non siamo amati, la vita non gira, la vita non va. Ci sentiamo fuori posto, svuotati; ci sentiamo aridi perché siamo fatti ad immagine di Dio e per stare bene dobbiamo amare. E’ l’amore che rende bella la nostra vita. L’aveva capito molto bene Alessandro Magno che soleva dire: “Oggi non ho regnato perché non ho fatto del bene a nessuno”. Voi capite, allora, come è importante amare e la grazia da chiedere al Signore è che non si indurisca il nostro cuore, che non si congeli il nostro cuore davanti ad una sconfitta, una delusione, un tradimento, cose che possono capitare. Guai se il nostro cuore si indurisce o si congela. Ecco, perdiamo proprio il segreto della felicità. Il cuore deve tornare a palpitare, a battere, anche se ferito, perché lì, attraverso l’amore, e anche l’amore crocifisso, troviamo il sentiero per star bene, per la felicità.
Due conclusioni. La prima conclusione: questa solennità di Cristo Re propone Gesù come modello dell’uomo, come prototipo dell’uomo, come la verità sull’uomo. Non agire come Gesù ha agito, non pensare come Lui ha pensato, non avere i suoi sentimenti vuol dire diminuire in umanità, vuol dire impoverirsi, perché Lui è il prototipo, Lui è il modello. E se non cerchi di assomigliare a questo modello perdi, perdi quota, vai fuori fase. Più uno imita Gesù, più ne compie in maniera originale perché ogni persona è originale, i suoi sentimenti, i suoi pensieri, le sue scelte, i suoi giudizi, più diventa un uomo perché Lui, Gesù, è l’uomo per eccellenza. . “Ecce homo”, “Ecco l’uomo” , dirà Pilato presentando Gesù alla folla prima della crocifissione. Questa è la prima cosa: Gesù prototipo dell’uomo, verità dell’uomo, quindi modello per ciascuno di noi.
E la seconda conclusione, oggi festa di Cristo Re, deve essere la scelta da parte di ciascuno di noi dello stile regale di Gesù, una vita che diventa vocazione al servizio con la gioia di donare e di donarsi. Svegliamoci tutti all’amore della Pasqua così espresso in questo commento al Padre nostro: “Non dire: Padre, se ogni giorno non ti comporti come un figlio.
Non dire: Nostro, se vivi isolato nel tuo egoismo.
Non dire: Che sei nei cieli, se pensi solo alle cose terrene.
Non dire: Sia Santificato il Tuo Nome, se non lo onori.
Non dire: Venga il Tuo regno, se lo confondi con un risultato materiale.
Non dire: Sia fatta la tua volontà, se non l’accetti quando è dolorosa.
Non dire: Dacci oggi il nostro pane quotidiano, se non ti preoccupi della gente che ha fame.
Non dire: Perdona i nostri debiti, se conservi rancore verso tuo fratello.
Non dire: Liberaci dal male, se non prendi posizione verso il male.
Non dire: Amen, se non hai capito o non hai preso sul serio queste parole del Padre nostro”.
In questo momento nel quale sembra stravincere la religione del vantaggio personale, dobbiamo invece insieme far rifiorire una primavera cristiana grazie al contributo di ciascuno di noi. Non sono le teorie né le parole a cambiare la vita in noi e attorno a noi, ma sono gli incontri con le persone, i legami veri, le relazioni autentiche. La vita cambia così, da un rapporto giusto, bello, generoso, gratuito di ciascuno di noi con il nostro prossimo.
Concludo con un piccolo slogan: A braccia aperte, come Gesù. Amen.”