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PARIGI OGGI

Sono arrivata a Parigi una settimana fa e abito a circa 200 metri dalla sede Charlie Hebdo. A chi mi domanda com’è la situazione qui, rispondo che i francesi esibiscono un’encomiabile tranquillità. Certo, ci sono controlli ovunque – all’entrata dei musei, alle principali mete turistiche, ai rinomati centri commerciali – spesso la Police sfreccia per le strade e i militari armati circolano a piedi per le vie importanti, ma nonostante ciò la città non pare stravolta e ogni esercizio commerciale continua a servire attivamente il suo turismo.

La sede di Charlie Hebdo è stata messa in sicurezza, transennata e sorvegliata giorno e notte dalla Police. Vi è un continuo pellegrinaggio di turisti e residenti che, commossi, lasciano nell’unico posto possibile un omaggio a coloro che non ci sono più. Pensieri, immagini, penne e fiori aumentano giorno dopo giorno. Ed è solamente osservando questo spazio circoscritto che si percepisce la tragedia. Sì, per qualsiasi via di Parigi si trova impressa la frase “je suis Charlie” – sui muri, vetrine, marciapiedi – ma non si respira la gravità dell’accaduto finché non si passeggia lungo Rue Richard Lenoir e s’incontra il punto in cui è stato assassinato l’agente di polizia Ahmed Merabet, divenuto luogo di preghiera e pellegrinaggio.

Tous le monde est Charlie!