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La Gioconda di Gio

Qual è la vera identità di Monna Lisa? Bene, osservatela e ascoltate!

Bellino te! Un tu vedi che tra poco un tu hai più un capello in capo! Almeno a me, quelli un mancano, e li ho fitti e lunghi! Che maleducato, ma è così che ci si rivolge a una donna? Sì, ho i lineamenti un po’ mascolini, ma da qui a dire che son brutta perché paio un uomo, e ce ne vole!
Ma guarda un po’ i giovani d’oggi… giovani, si fa per dire. Quanto gli avrà questo, una cinquantina d’anni? E unn’é mica più tanto ragazzo… eh sì, ai mi tempi gli uomini avevano tutto un altro modo di fare… l’erano più garbati, educati… insomma, per bene.
Ah, ricordo ancora i’ signor Rodolfo… quant’era affascinante quell’omo, nell’aspetto e nei modi! Gli aveva dei capelli nero corvino che gli incorniciavano i’ viso e gli scendevano fino alle spalle… proprio bello, e quante donne gli morivano dietro! L’era un amico di Don Leonardo che ogni tanto veniva a fargli visita a casa; stavano ore nello studio a parlare, il pomeriggio o la sera, oppure sia di giorno che di sera… uuu, quanto chiacchieravano! Ma poi, icché gli avevano da dirsi di nuovo per star chiusi delle ore lì dentro? Mah, gli avranno avuto da collaborare a un progetto importante… e si sa come l’era Don Leonardo, ne inventava una più del diavolo!
Mi ricordo ancora quella volta – che poi l’è stata la mi condanna – che mentre mi dirigevo da lui e pioveva come i’ Dio la mandava, quando vi arrivai ero bagnata fradicia. Mi sciolsi i capelli per asciugarli, ma quando Don Leonardo mi vide in quelle condizioni mi gridò “ferma lì Monna Lisa! Lasci stare i suoi capelli!”. Oh mammina, e mi fece una paura… gli aveva gli occhi eccitati come i’ diavolo.
Pensai “stai a vedere che questo gli ha brutte intenzioni… m’era sempre sembrato una brava persona, ma si sa, come diceva sempre la mi’ poera mamma, la gente la un s’impara mai a conoscere bene fino in fondo… e poi, unn’ avevo mai incontrato una donna a casa sua, che fosse in astinenza?
Insomma, per mia fortuna corse nello studio a prendere carta e colori e mi obbligò a stare seduta tutto il giorno in posa. Gli feci da modella, però unn’ ero mica tanto contenta… mi dipinse con il sorriso, ma le mi’ labbra l’erano piegate all’ingiù… ci credo, e mi giravano al pensiero che i’ giorno seguente avrei dovuto faticare il doppio! Don Leonardo unn’ era mica un uomo ordinato e pulito… la sua casa l’era una stalla, e se un gli ricordavo io di cambiarsi gli abiti e li teneva in dosso finché un divenivano neri!
A proposito di abiti, io quel giorno unn’ indossavo mica quel bel vestitino… magari mi fossi potuta permettere un abitino come quello, e gli avrebbe voluto dire che ero una donna ricca! Boh, unn’ho mai capito a chi pensasse in quel momento, ma per rispetto un mi sono mai permessa di chiederglielo.
Adesso, rido per non piangere… tutti i santi giorni un vedo l’ora che le luci si spengano e cali il silenzio. Oh, quante persone stanno imbambolate davanti a me: chi mi fa il verso, chi ride o chi mi scatta fotografie… e poi, vogliamo parlare dei loro commenti? Assurdi! Chi afferma che io sia stata una prostituta, una nobil donna fiorentina, il frutto della passione che ha unito una suora e un prete, e persino che sia lo stesso Don Leonardo… ma poi, almeno l’avessero visto per dire che ci si somiglia!
Io lo grido a tutti che sono stata la sua governante però nessuno mi sente. Oh quanto vorrei che questa gente la smettesse di chiedersi chi sono davvero, riuscirei ad ottenere la pace per poter finalmente godere il riposo eterno che Dio m’ha imposto… e che dopo tanti anni trascorsi al servizio di Don Leonardo, e mi sarei anche guadagnata!

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